Perché la contrastiva

Ci parlano in tanti dei nuovi strumenti informatici per la didattica. Ne siamo letteralmente bombardati. Ogni settimana sorgono nuovi siti online per creare materiali e gestire classi virtuali.
A me viene il mal di testa.
Moodle, LearningApps, Quizlet, Studystack
La maggior parte di questi strumenti sono sostanzialmente ripetizioni l'uno dell'altro, con lievi differenze. Non sono fatti per l'insegnante di lingua, ma per gli insegnanti in generale.
Eppure, secondo me ci sono tantissime cose che l'informatica attuale NON ci aiuta a fare. E invece potrebbe. In pratica...

...gestire informaticamente la lingua stessa.

Ogni volta che proponiamo ai nostri studenti l'attività di un libro di testo non proponiamo ai nostri studenti solo quello che, per l'autore, è l'obiettivo dell'attività. Proponiamo anche tutta una serie di contenuti che dipendono da diversi fattori, come la lingua nota ai nostri studenti, la loro età, la loro cultura generale, il contesto d'insegnamento... tutte cose di cui il "libro di testo" NON tiene conto.

Un esempio elementare: in un piccolo esercizio sulla coniugazione del verbo "essere", un libro propone cloze (o fill in the blanks) sulla coniugazione del presente indicativo: 
          Io _____ italiano.
          Tu _____ a Milano.
          Maria _____ sposata.
Non viene tenuto conto del fatto che, per un ispanofono, la prima frase viene resa con "ser" (il corrispondente spagnolo di "essere"), ma la seconda con "estar" (...di "stare").
Se capire qual è la coniugazione corretta del verbo è elementare, non lo è capire il perché si usa il verbo "essere" quando in spagnolo si usa "stare". 
È molto più difficile (ed importante) insegnare quando e come usare il verbo "essere" che capire quale persona del verbo si deve usare. 
Ma questa domanda non trova risposta sul testo, che non è fatto per ispanofoni. 
Allo stesso tempo, lo studente non riuscirà a notare facilmente che la preposizione che precede "Milano" è "a", e non "in" (corrispondente allo spagnolo "en", che verrebbe usata nella frase analoga). 
Le regole per l'uso di "a" o "in" con i complementi di luogo sono radicalmente diverse tra l'italiano e lo spagnolo, e senz'altro vengono insegnate, ma più avanti, in un altro contesto. Ma non in modo contrastivo. 

Altro esempio: la semplice frase: 
          Ti presento il mio amico Piero.
nasconde all'ispanofono due difficoltà, mai spiegate né trattate sui testi in uso: in primo luogo, l'uso dell'articolo con l'aggettivo possessivo (in spagnolo non si usa mai), e in secondo, l'assenza della preposizione "a" che in spagnolo deve accompagnare il complemento diretto quando questi è una persona (la cosiddetta "a accusativa"). 

Quando parlo di "gestire informaticamente la lingua stessa", parlo di uno strumento che sia capace di rilevare e far notare la presenza di questi fenomeni, sia all'insegnante che allo studente. 

E a partire da questi rilevamenti, fare diverse cose:

  • a. "Passare al setaccio" qualsiasi input forniamo ai nostri studenti per renderci conto di quali difficoltà contiene. 
  • b. Permettere allo studente di scoprire tutti questi problemi contrastivi che si nascondono nei testi, rintracciarne le cause ed accedere ad esempi ed esercizi specifici per impararli. 
  • c. Eventalmente, creare percorsi didattici molto più mirati e il più possibile liberi da "trappole" come quelle presentate dai materiali attualmente in uso. In cui gli obiettivi delle diverse unità di apprendimento non vengano così allegramente mescolati con altri, più difficili e non spiegati. 

In altre parole,

...prendere finalmente in considerazione la linguistica contrastiva.

Non a caso la mia inquietudine nasce dal fatto che insegno italiano ad ispanofoni.
Evidentemente, queste considerazioni contrastive variano da lingua a lingua.
Sostengo infatti che

...non è, e non deve essere lo stesso insegnare l'italiano ad un ispanofono, ad un francofono, ad un angolofono o ad un sinofilo. 

Purtroppo, le considerazioni contrastive sono molte; moltissime. Troppe perché sia economicamente fattibile creare materiali appositi. Per questo, una casa editrice dovrebbe pagare autori esperti in questo campo, e questo non avviene perché:

  • a. Non abbondano. Non solo deve essere un esperto in grammatica e lessicografia contrastiva, ma essere anche disposto a lavorare in quel campo, quando i compensi offerti dalle case editrici sono esigui.
  • b. Restringe il mercato ai parlanti di una lingua specifica, quindi limita le vendite. 
  • c. Le considerazioni contrastive sono troppe perché possano essere gestite da una sola persona, o anche da un gruppo di lavoro.
  • d. Creare un metodo contrastivo per ogni coppia di lingue implica creare materiali nuovi per ognuna... un lavoro francamente titanico. Anche perché il fatto di prendere in considerazione la contrastiva non rende automaticamente inutili i materiali esistenti. Sarebbero più da "ritoccare" e complementare che da reinventare da zero. 
  • e. La contrastiva non è l'unico aspetto in cui possono essere migliorati i materiali di cui disponiamo. Non è la stessa cosa insegnare ad impiegati di una compagnia, che mantengono relazioni commerciali con fornitori e clienti, che a studenti Erasmus, o a amanti dell'arte, bambini, liceali...

Quello che invece è possibile è creare uno strumento che immagazzini in modo coerente qualsiasi osservazione linguistica, qualsiasi materiale, qualsiasi testo creato dagli innumerevoli insegnanti che lavorano per classi o studenti di una specifica madrelingua.
Ma... esiste questo strumento?

Io lo sto creando.